Lo spettacolo si ripete,
chiamate la regina. Che assista.
Il giullare scende nell’arena,
applausi, applausi,
gioite sudditi ! gioite sudditi !
il giullare è tornato.
Poi appare improvvisamente l’alba,
e chiaro, si disegna il suo volto, nella mia mente;
ad ogni suo pensiero, l’anima vibra
come un sole, che lei vedrà nascere
nel momento che io, lo vedrò morire,
come un lingua sacra che non saprò mai parlare
come le parole che non ho mai osato professare.
E’ innamorato, è innamorato,
gridano le donne pettegole di natura,
è pazzo, è pazzo,
sibilano tra il palco i pavidi.
E mi chiedo dove sia il tranello
dove l’inganno.
Poche ore ancora, misere sgualdrine
invidiose di lei,
solo poche ore,
pochi minuti per guardare la sua bocca,
qualche ora per sentire le sue storie,
e non più di una vita, per vederla andar via,
mi volevate nella mia solitudine,
e ora lei prenderà un sentiero lontano,
ed io non la rivedrò;
maledette parole perché mi tradite,
voi siete mie padrone
ed io servo chiedo grazia,
ancora una volta vi prego,
ancora una volta vi chiedo,
che la mia sorte non sia ancora vedere mondi
lontani inghiottire la mia anima,
e cagarla là, un po’ più in là,
e non trovo più ragione,
e non trovo più sorriso,
nei confini del sole,
dove vivrai mentre dormo nei miei incubi
e riposerai nei tuo sogni privi di me.
Ma la gioia mia più grande, rimarrà
pensarti, come il sole,
che ho sempre desiderato.
La regina si alza,
versa una lacrima
e se ne va.
La testa del giullare è saltata ancora.